Il primo round di colloqui indiretti tra Iran e Stati Uniti in Oman nel fine settimana si è chiuso con dichiarazioni moderatamente ottimistiche da parte di entrambe le delegazioni, alimentando una cauta sensazione di fiducia per la possibile de-escalation di una crisi che, solo fino a pochi giorni fa, sembrava destinata a esplodere in uno scontro militare. Quello che è stato ottenuto sabato è però solo il risultato minimo tra quelli da considerare positivi. Gli ostacoli sulla strada di un accordo che faccia rientrare il (finto) problema del nucleare iraniano sono molti e di difficile scioglimento, primi fra tutti la reale attitudine del presidente Trump e l’influenza che avranno sulle decisioni della Casa Bianca gli ambienti “neo-con” e quelli sionisti, che spingono da anni per una guerra contro la Repubblica Islamica.

Con un saldo commerciale permanentemente in rosso, con un Congresso che ogni anno deve decidere se superare o meno il tetto della spesa pubblica precedentemente stabilito, ovvero se aumentare ulteriormente il livello del debito che oggi si attesta al 123% del PIL degli Stati Uniti, per un ammontare di 28,4 trilioni di dollari, la politica di Trump sui dazi è il risultato della crisi strutturale dell’economia statunitense. quest'anno al Tesoro statunitense toccherà collocare altri 2 trilioni di dollari in debito e oltre 500 miliardi in interessi, che si aggiungono al trilione che già paga ogni anno.

Come affermato dal presidente Xi Jin Ping, Cina e Ue “dovrebbero farsi carico delle proprie responsabilità internazionali, mantenere insieme la tendenza della globalizzazione economica e l’ambiente del commercio internazionale, e resistere insieme alle prepotenze unilaterali“. Si tratta di un appello importante. E’ certamente paradossale che sia oggi uno Stato socialista ad invocare oggi i benefici della globalizzazione. Ma si tratta del risultato della grande ascesa economica, sociale e culturale che la Cina sta avendo proprio grazie alla superiore qualità del suo sistema.

La nuova realtà siriana dopo la caduta del governo di Assad e la presa del potere del regime qaedista appoggiato dalla Turchia ha innescato dinamiche che stanno provocando pericolose tensioni tra Ankara e Tel Aviv. Erdogan e Netanyahu cercano di estendere la propria influenza quanto più possibile nel paese lacerato da oltre un decennio di conflitti, fino a rischiare uno scontro armato diretto, come è accaduto ad esempio con il recente bombardamento israeliano della base di Tiyas (“T4”) in Siria, dove la Turchia intende stabilire una postazione militare permanente. Entrambi i paesi, tuttavia, puntano a mantenere una Siria debole e divisa, così che un qualche accordo quanto meno provvisorio che garantisca i rispettivi interessi sembra essere possibile, soprattutto nel quadro delle manovre di Washington per allineare i due alleati alle mire americane contro l’Iran e i suoi partner regionali.

L’amministrazione Trump continua a fare carta straccia della Costituzione americana, in molti casi con la collaborazione attiva del potere giudiziario, incluso il tribunale più alto del paese, la Corte Suprema degli Stati Uniti. La recente sentenza di quest’ultima sul caso dell’espulsione dagli USA di centinaia di immigrati, prevalentemente venezuelani, è l’ultimo episodio preoccupante registrato in questo contesto dall’inizio del secondo mandato del presidente repubblicano. Il caso fa riferimento al cosiddetto “Alien Enemies Act” del 1798, che Trump aveva invocato lo scorso mese di marzo per deportare i migranti in un lager in El Salvador senza la possibilità per questi ultimi di ricorrere contro la decisione davanti a un tribunale federale.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy