È arrivato il momento di sospendere Israele dalle Nazioni Unite. Qualcuno può pensare che sia science fiction, ma la richiesta all’Assemblea generale dell’Onu è arrivata l’anno scorso dal relatore speciale per il diritto al cibo, Michael Fawkri, con l’autorevole denuncia dell’“attacco di Israele al sistema Nazioni Unite”. La revoca delle credenziali di Israele è invocata anche da Francesca Albanese, relatrice speciale sui diritti dei palestinesi nei Territori Occupati.  Dopo decenni di illegale occupazione della Palestina, la sfrenata impunità di Israele è culminata nel “dissolvimento dell’ordine internazionale a Gaza” e nel “deliberato progetto di estinzione dei palestinesi”, si legge in un comunicato da lei promosso e firmato da 19 relatori speciali.

Diversamente da quanto annunciato circa i tempi della sua decisione, Trump ha fatto sferrare un attacco aereo ai siti iraniani di Fordow e di Natantz, dove erano situati i laboratori per l’arricchimento dell’uranio, regolarmente ispezionati dalla Aiea e considerati dalla stessa intelligence USA “non in grado di porre una minaccia a medio termine”. I bombardieri B2, decollati dalla base di Diego Garcia e provenienti dalla loro base in Missouri, hanno sganciato 12 bombe GBU-57, capaci di penetrare il sottosuolo fino a 100 metri. Azione inutile ai fini militari, giacché da diversi giorni Fordow, Natantz e altri siti erano stati evacuati, e non a caso l’AIEA ha registrato assenza di radiazioni a seguito del bombardamento USA.

Praticamente tutto il mondo è in questi giorni con il fiato sospeso in attesa della decisione del presidente americano Trump se trascinare o meno gli Stati Uniti nella guerra di aggressione di Israele contro l’Iran. Le indicazioni più recenti lasciano intendere che la Casa Bianca finirà per partecipare direttamente a una nuova guerra rovinosa e senza via d’uscita in Medio Oriente. Nonostante venga fatto credere all’opinione pubblica che sia normale e legittimo che il presidente detenga il potere di scegliere se entrare in guerra, sia essa provocata o come nel caso attuale totalmente ingiustificata, questa facoltà non spetta tuttavia al vertice del potere esecutivo. Essa appartiene esclusivamente a quello legislativo, ovvero il Congresso, il quale ha però rinunciato da tempo alle proprie prerogative per demandarle alla Casa Bianca, con i risultati che tutto il mondo ha potuto osservare in questi ultimi decenni.

Donald Trump ha scaricato la consueta dose di minacce, promesse ed avvertenze all’indirizzo dell’Iran e dei suoi amici. Agli ayatollah ha chiesto una “resa incondizionata”, nemmeno fosse immerso in un film di cappa e spade. Ovviamente da Teheran rifiutano l’inginocchiatoio del suprematismo occidentale e fanno presente come il tentativo di regime-change in corso non sarà né indolore né vittorioso.

All’elenco degli arresti di oppositori dell’amministrazione Trump si è aggiunto questa settimana un altro nome eccellente dopo i casi documentati nelle scorse settimane in varie parti degli Stati Uniti. Tutti gli episodi hanno a che fare con le politiche ultra-autoritarie contro gli immigrati, vero e proprio banco di prova del presidente repubblicano per l’implementazione della propria agenda autoritaria. A finire in manette martedì è stato il “comptroller” della città di New York, Brad Lander, in seguito a una disputa con agenti dell’Agenzia per l’Immigrazione (ICE) che cercavano di arrestare un immigrato accompagnato in tribunale dallo stesso politico democratico.


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