di Eugenio Roscini Vitali

La campagna militare dell’esercito etiope in Ogaden si sta ormai trasformando in una vera e propria persecuzione contro la popolazione di etnia somala: rapimenti, torture ed esecuzioni arbitrarie, una crisi umanitaria di vastissime proporzioni che minaccia la sopravvivenza di migliaia di nomadi. E’ questo l’allarme lanciato da Human Rigth Watch (HRW), l’organizzazione internazionale che si batte per la difesa dei diritti umani e che chiede alla comunità internazionale di intervenire affinché il governo di Addis Abeba ordini la fine delle violenze. L’operazione militare, iniziata nel giugno dello scorso anno in seguito alle incursioni dei guerriglieri del Fronte nazionale di liberazione dell’Ogaden (Onlf) contro le installazioni petrolifere presenti nella regione, è una delle tante fasi di un conflitto che va avanti da anni e che, a causa delle restrizioni imposte dal governo etiope sull’informazione, rimane ai più praticamente sconosciuto. Non è così per le autorità governative internazionali che secondo Georgette Gagnon, direttore dell’agenzia Africana di Human Rights Watch, ignorano volontariamente sia i crimini sia le violazioni contro i diritti umani che sconvolgono la regione etiope dell’Ogaden.

di Mariavittoria Orsolato

Molti erano già pronti a gustarsi la serata: Berlusconi nel salotto di Matrix a giustificarsi con gli italiani per le sue smargiassate telefoniche. E’ vero, finora nessuno sa quale sia il contenuto esatto delle intercettazioni nelle mani della Procura di Napoli, ma da quello che è trapelato, pare che il premier - oltre che disquisire sulle sue disfunzioni risolte con un farmaco sperimentale e sulle soubrettes posizionate strategicamente in Rai - si sia sbottonato sulle vicende che riguardano un’ex starlette poi diventata ministro. Il fedele Fedele aveva proposto la diretta con Mentana ma poi è giunta notizia che i nastri della vergogna sarebbero andati distrutti in quanto irrilevanti ai fini dell’indagine; così il cavaliere ha dato ascolto all’altro fedele (leggi Gianni Letta) e per una volta ha messo da parte le sue doti di grande comunicatore, limitandosi a berciare contro la solita magistratura rossa e la solita opposizione giustizialista e persecutrice.

di mazzetta

Ben poche riunioni internazionali hanno avuto meno senso del G8 in corso in Giappone. L'annuale riunione tra gli otto governi auto-proclamatisi “grandi” è stata da tempo svuotata di senso e ridotta ad una passerella ad uso e consumo di folle di giornalisti acritici. Non ci sono potenti riuniti in Giappone, nel senso che nessuno degli otto capi di stato ha il potere di incidere sui grandi mali del tempo; ancora meno ne ha George W. Bush, in scadenza di mandato e bollato come peggior presidente americano di sempre. Da tempo al G8 non si decide più nulla, ci si incontra, si cerca di produrre una dichiarazione decente a chiusura del vertice e ci si da appuntamento all'anno successivo. Lo hanno capito anche gli altermondialisti, sempre meno attirati dalla riunione e lo hanno capito anche i mercati internazionali, che dal G8 non vengono minimamente turbati. In effetti la serie delle ultime riunioni descrive una sequenza di nulla appena decorato da roboanti dichiarazioni immediatamente disattese.

di Bianca Cerri

Carlito, Jesus e Violeta nacquero a pochi giorni di distanza uno dall’altro da tre madri di origine ispanica che si guadagnavano da vivere raccogliendo pomodori per conto della Ag-Mart nei campi della Florida. Un lavoro faticoso, soprattutto per donne in stato di gravidanza avanzata ma per chi è assediato dalla miseria e costretto alla clandestinità spezzarsi la schiena è spesso l’unica alternativa possibile. Finita la stagione dei pomodori, i genitori di Carlito e degli altri due bambini si sarebbero spostati nella Carolina del Nord portandosi dietro i nuovi nati perché la vita dei braccianti che lavorano in nero è un continuo inseguire i cicli delle raccolte. Gli ispanici alle dipendenze della Ag-Mart hanno affrontato quasi tutti un lungo viaggio attraverso il deserto e rischiato la morte per disidratazione per arrivare fino in Florida, dove l’industria agro-alimentare rende miliardi.

di Elena Ferrara

C’era una volta il “ping-pong” della diplomazia. Ora - quanto a rapporti tra Vaticano e Pechino - è la volta della grande musica classica. Quella di Wolfgang Amadeus Mozart con il suo Requiem, capolavoro spinoso, irto com’è di punti interrogativi e di interpretazioni controverse. Sono proprio i cinesi della grande “China Philarmonic Orchestra” a portare il loro messaggio musicale al Papa Ratzinger con un concerto nell’Aula vaticana intitolata a Paolo VI. L’avvenimento è di grande portata ed è stato ufficializzato nelle colonne dell’Osservatore Romano. Ed è appunto questa notizia che desta grande attenzione tra tutti i vaticanisti e tra quanti seguono l’evolversi del rapporto tra l’Oltretevere e l’Oltremuraglia. Gesto - questo della musica mozartiana - che diviene subito estremamente significativo proprio perchè tra Santa Sede e Pechino non ci sono rapporti diplomatici e sono ben note le difficoltà che la Chiesa cattolica incontra in Cina. Una Chiesa, tra l’altro, sconvolta da divisioni interne tra comunità ufficiali, riconosciute e spesso controllate dalle autorità civili tramite la filogovernativa Associazione patriottica. Quella che controlla il “Movimento delle tre autonomie”, cioè una chiesa indipendente da Roma, ponendo in essere una situazione molto complessa e delicata. Che tuttora, appunto, condiziona i rapporti tra Cina e Vaticano.


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