di Eugenio Roscini Vitali


La storia insegna che il fondamentalismo arabo-palestinese e il sionismo ebraico hanno sempre puntato, anche se in ottica e in momenti diversi, alla creazione di un solo Stato, un’entità politica totalmente dominata da arabi o ebrei. La storia insegna anche che il problema israelo-palestinese è figlio della secolare persecuzione subita dal popolo ebraico, della trasformazione del sentimento antiebraico in antisemitismo avvenuta nella seconda metà del XIX secolo e dalla sconsiderata spartizione del Medio Oriente decisa a tavolino dai vincitori della Grande guerra. La storia più recente insegna poi che gli sforzi fatti dalla comunità internazionale affinché i due popoli sottoscrivessero una pace condivisa sono stati vani, soprattutto perché le proposte prevedono la creazione di due Stati e grandi rinunce ma non assicura la soluzione del problema. A questo si aggiunge la manipolazione indiscriminata che alcuni personaggi della politica internazionale fanno del problema israelo-palestinese; un uso smodato della retorica e della morale che spesso rasenta il cinismo più assoluto.

di Bianca Cerri

A Berkeley, storica università della California che negli anni ’60 vide la nascita dei movimenti pacifisti, gli studenti non vogliono che i marines vengano a cercare gente da arruolare nel loro campus. Ma quello che desiderano più di ogni altra cosa è che John Yoo, uno dei professori della facoltà di giurisprudenza, se ne vada il più lontano possibile. Un desiderio che per la verità è condiviso da molti dei colleghi di Yoo. Il consiglio accademico ha però già fatto sapere che i professori non possono essere espulsi a piacimento, neppure se la loro etica in qualità di consiglieri della Casa Bianca è discutibile. Solo cinque volte in tutta la sua storia l’università di Berkeley è ricorsa al licenziamento, ma si trattava di docenti che avevano allungato le mani sulle studentesse o nuociuto al prestigio dell’ateneo. Nel caso di Yoo, anche il rettore ha le mani legate. I suoi trascorsi di apologeta dell’estrema destra e l’appartenenza ad una congrega fascista composta da neo-cons che vorrebbero trasformare le leggi americane un nuovo Mein Kampf, non fanno testo. L’unica maniera per rimuovere Yoo dal suo posto è denunciarlo ad un tribunale internazionale come criminale di guerra, visto che di presupposti ce ne sono in abbondanza.

di Carlo Benedetti

Il re è sempre più nudo. Eppure, minato in patria da Obama e dalle ondate di proteste contro la guerra in Iraq, si rifà in Europa. Una sorta di vacanza politica - alla ricerca di un margine d’iniziativa - accompagnato dalla sua Condoleezza Rice. Eccolo quindi al vertice da lui voluto e convocato a Lubiana, capitale della Slovenia divenuta una nuova stella dell’impero americano. L’occasione - tra gli inciampi della distensione e le incertezze della leadership Usa - è quella del summit semestrale tra l'Unione Europea e gli Stati Uniti. Nella cittadina europea il presidente Usa (al secondo impatto in terra slovena dopo l’incontro con Putin del 2001) incontrerà subito - per dare il via agli ordini di scuderia - il capo della Commissione Ue Josè Manuel Barroso e il primo ministro sloveno Janez Jansa, nella quiete della residenza di Brdo pri Kranju, vicino a Lubiana. Qui (con il Presidente della Slovenia Danilo Turk e il premier Janez Jansa) saranno ribadite le linee generali del vertice: la questione della sicurezza, le sfide mondiali, la politica regionale e la cooperazione bilaterale. Tutto, ovviamente, si svolgerà come previsto dal copione, con una serie ben individuata e ben ponderata di priorità.

di Giuseppe Zaccagni

All’angolo di casa, in Croazia, nella piazza centrale della capitale Zagabria, tornano le camicie nere degli ustascia. Sono uomini anziani e giovani che rivendicano la loro adesione ideale a quelle organizzazioni separatiste e di estrema destra fondate nell’ottobre 1928 da Ante Pavelic colui che ha segnò una delle pagine più nere della storia del mondo slavo. Eccoli all’opera questi personaggi che riportano indietro la storia. Si ritrovano in 60.000 per assistere ad un concerto che dovrebbe caratterizzarsi con musiche popolari e nazionali. Ma a dettare lo svolgimento di questo appuntamento musicale è un personaggio che trasforma subito l’avvenimento come una vera e propria manifestazione di stampo fascista. Sul palcoscenico (caratterizzato da un’iconografia fascista che esprime odio verso il popolo serbo) c’è, infatti, Marko Perkovi? (classe 1966) noto come cantante e compositore, solista leader del suo gruppo.

di Fabrizio Casari

La lotta al terrorismo internazionale, alla quale l’Amministrazione Usa dichiara ispirare le sue politiche di sicurezza, sembra in realtà valere solo quando si tratta di difendere le scelte della Casa Bianca. Quando sono gli Stati Uniti ad essere vittime, il loro spionaggio si chiama antiterrorismo: quando invece è la Casa Bianca ad ispirare le azioni terroristiche, la difesa delle vittime diventa spionaggio. Dev’essere stato questo convincimento, profondo quanto iniquo, a guidare i giudici della Corte d'appello dell'Undicesimo circuito di Atlanta che hanno reso nota la sentenza sul caso dei cinque agenti cubani arrestati dieci anni fa. I giudici hanno sostanzialmente confermato le condanne pronunciate sette anni fa dalla Corte d'assise di Miami: in particolare quella di "cospirazione per commettere omicidio" nei confronti di Gerardo Hernandez e quelle di "cospirazione per commettere spionaggio" nei confronti degli altri quattro imputati: Renè Hernandez, Fernando Gonzalez, Antonio Guerrero, Ramon Labanino.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy