di Rosa Ana De Santis

Domenica 7 giugno Mario Balotelli passeggiava a Roma, zona Ponte Milvio, quando è stato insultato da un gruppo di tifosi giallorossi. Lancio di banane e cori denigratori per il colore della pelle. Il giovane attaccante dell’Inter non sporgerà denuncia e ha minimizzato l’accaduto ricevendo pubblicamente i complimenti del Presidente Moratti per la reazione composta e matura avuta di fronte a un episodio tanto grave quanto volgare. Stesso apprezzamento da parte del CT Under 21, Gigi Casiraghi. Marcello Lippi, CT della nazionale, gli ha consigliato di”non occuparsi di imbecilli”. Richiesta accettabile, non fosse che sono razzisti imbecilli, non imbecilli e basta. Mario Barwuah Balotelli è un talento da fuoriclasse in un corpo maestoso. Ha origini ghanesi, è nato a Palermo ed è stato cresciuto a Brescia da una famiglia italiana. Lo tradisce uno slang in ottimo stile padano. Un precoce esordio nel mondo del calcio a 15 anni, maglietta nero blu nella squadra dei grandi dopo soli 4 mesi nella Primavera. Mario è un cittadino italiano.

di Rosa Ana De Santis

Il capo dei vescovi, Cardinale Bagnasco, sull’onda delle proposte del Cardinal Martini, presentate nel suo ultimo libro Siamo tutti sulla stessa barca, scritto con don Verzè, riconosce l’urgenza di una pastorale cattolica più attenta ai divorziati risposati, alla nuova immagine e sostanza della famiglia italiana. Spaccati di società e costume rimasti finora fuori dalle porte delle basiliche, in totale noncuranza della loro fede, forse ora potranno trovare nuova considerazione nel catechismo per gli adulti. Sul sacramento dell’eucaristia Bagnasco non sposa le proposte di Carlo Maria Martini, troppo attente alle metamorfosi sociali della contemporaneità, all’incarnazione nel tempo storico della religione. I due non condividono una medesima lettura del significato del peccato, tantomeno del perdono. Eppure la distinzione tra errore ed errante è al centro di tutta l’escatologia cristiano-cattolica ed è la caratteristica distintiva di un dio che non punisce come giudice da vecchio testamento, ma sa usare misericordia. Una distinzione che aveva ispirato tutta l’enciclica di Giovanni XXIII Pacem in Terris.

di Giovanni Gnazzi

Si discute di ruoli, ambiti, doveri e opportunità, di legami scindibili o meno tra i comportamenti privati e i ruoli pubblici, ma lo si fa per dare dignità apparente al ciarpame; queste quisquilie non possono distrarci dal gossip, la nostra ultima religione civile. Il Presidente Berlusconi, per gli amici Silvio, per le amiche Papi, si trova invischiato in una storia di collier, compleanni, minorenni, vescovi, bugie e giornali, della quale avrebbe fatto volentieri a meno. Dal canto suo la Noemi di Casoria ha definitivamente conquistato la ribalta mediatica. Non è chiaro quanto ne sia infastidita o soddisfatta. Giornalisti che la inseguono, fidanzati su commissione ed ex fidanzati, padri silenti e madri adoranti, tutti insieme, appassionatamente, celebrano l’avvenuta sovrapposizione del reality da due soldi sulla politica italiana.

di Rosa Ana de Santis

Ha 13 anni e ha il morbo di Hodgkin. I suoi genitori rifiutano per lui le cure chemioterapiche che potrebbero, con buone possibilità, farlo guarire. A guidarli in questa decisione è la fede religiosa. Una setta, quella cui appartengono, chiamata Nemenhah e guidata da Philip Landis, che consentirebbe la sola medicina naturale. A confermarli nelle loro posizioni è stata la reazione, non buona dicono loro, avuta dal figlio dopo il primo ciclo di chemio cui si è sottoposto. Al giudice John Rodenberg di Minneapolis è stato chiesto di intervenire per imporre ai familiari l’obbligo di cura richiesto dai medici del giovane paziente. Questa storia non sembra inscrivibile nella sola categoria della libertà di cura data l’età del giovane paziente, neppure nell’accanimento terapeutico, perché le cure sono tutt’altro che inutili e disperate e non è neppure riassumibile nell’analisi e nella difesa spassionata di un atto di libera volontà.

di Elena Ferrara

Negli anni della “cortina di ferro” era l’unica emittente straniera che si sentiva all’Est. Le centrali di disturbo del Cremlino e dei paesi satelliti non riuscivano a farla tacere. E così quel “Laudetur Jesus Christus” che apriva le trasmissioni in tutte le lingue, stava a significare che si era sintonizzati sull’onda del Vaticano. Era appunto la radio che parlava di religione e di politica. Goebbels aveva giurato di ridurla al silenzio; i membri della resistenza francese, invece, ne trascrivevano le sue trasmissioni e le distribuivano clandestinamente. Ne è passato del tempo e la storia ha riportato ogni cosa nel suo giusto binario. Ed eccola oggi questa radio che con il suo “Laudetur Jesus Christus” comincia a parlare anche il linguaggio della pubblicità: la modernità e la globalizzazione hanno vinto. E così, a 78 anni dalla prima trasmissione, voluta da Pio XI e realizzata da Guglielmo Marconi, si aggiustano i palinsesti per infilarci dentro la pubblicità.


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