di Cinzia Frassi


Il Centro di Ascolto dell'Informazione Radiotelevisiva ha condotto una ricerca sulla presenza di notizie di cronaca nera, giudiziaria e di criminalità nei telegiornali italiani. L’analisi conferma quello che in molti sospettavano da tempo: la paranoia sulla sicurezza delle città italiane è una bolla gonfiata ad hoc. Vale a dire è il risultato di un sempre più aggressivo bombardamento di notizie che riportano omicidi, stupri, rapine finite nel peggiore dei modi. Le cose stanno così: i telegiornali hanno proposto notizie di cronaca nera, ad ogni edizione e con dovizia di particolari, passando da un tempo di esposizione in media dell’11%, rispetto alla durata totale del telegiornale, nel 2003 ad oltre il 23% del 2007. Va da se che così facendo la percezione nei cittadini delle minacce alla sicurezza ed incolumità sarebbe, come è stato, divenuta assolutamente pregnante.
Il Centro di Ascolto dell’Informazione Radiotelevisiva, che nasce nel 1981 da un’idea di Marco Pannella, si occupa del monitoraggio dell’informazione radiotelevisiva anche per quanto riguarda la legge sulla par condicio ed archivia tutte le edizioni dei telegiornali e delle trasmissioni d’informazione.

di Rosa Ana De Santis


Nel corso degli anni e attraverso la clessidra degli ultimi mesi di Eluana abbiamo imparato a conoscerlo. Rigoroso e armato di una lucidità tutta ragione, mai svuotata dal cuore della paternità, sempre vigile, come una sentinella al centro della notte. Disposto al carico delle proteste selvagge pur di dare sepoltura e testamento alla sua unica figlia, sopravvissuta per incidente clinico alla morte definitiva. Un letto diventato una bara. Un corpo inerme nelle mani delle suore. E ora che tutto è finito, Beppino presenterà querela contro chi lo ha chiamato assassino, Vaticano compreso, a partire dal cardinale Lozano Barragan che dichiarando la sua personale simpatia per il padre di Eluana ha pensato di poter parlare senza remore di “assassinio”. Questo ha anticipato papà Englaro nel corso di un’intervista al Corriere della Sera.

di mazzetta

A dar retta a sondaggi e sondaggini, quasi tutto il paese è caduto vittima dell'ennesimo inganno organizzato dai politici ai danni dei cittadini. Di destra o di sinistra, sono stati parecchi quelli che hanno proposto la castrazione chimica come rimedio e punizione per le violenze sessuali e hanno raccolto un clamoroso consenso, basato però su una diffusa quanto clamorosa ignoranza della questione. Tanto è l'errore, che neppure quei pochi trogloditi che si sono immaginati la castrazione chimica come una punizione e l'hanno applaudita come tale, potrebbero trovare soddisfazione dall'introduzione della pratica nel nostro codice penale. La castrazione chimica altro non è che la somministrazione di farmaci che deprimono la sessualità maschile. Una somministrazione che ha effetto temporaneo e che, qualora interrotta, cessa ogni effetto.

di Rosa Ana de Santis

La notizia arriva dalla Capitale. Non saranno solo i padri e i mariti a improvvisarsi guardiani e giustizieri. Le donne non vogliono rimanere indietro, ci tengono a fare come gli uomini. L’iniziativa è nata dal quartiere Appio, dove si è consumata l’ultima violenza carnale. Si comincia oggi dall’Eur con spray al peperoncino e cappelletti di riconoscimento. Non è ancora chiaro se l’assimilazione agli uomini sarà sulla linea di una violenza spregiudicata e fuori controllo o su quella dell’inutilità permanente che non avrà legittimità di fare alcunché per difendere le potenziali vittime. Non è chiaro semplicemente perché confuso e carente è l’impegno e l’attesa politica di un provvedimento - di cui è in arrivo la direttiva di attuazione - voluto dal governo per dispensare se stesso da un impegno serio e istituzionale sulla sicurezza.

di Alessandro Iacuelli

Nel disegno di legge 733, il cosiddetto "pacchetto sicurezza", c'è un punto importante che riguarda il futuro della rete in Italia. Sotto forma di un emendamento, inserito dal senatore Gianpiero D'Alia (UDC), s’introduce nel DDL l'articolo 50-bis, "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet". Il primo comma dell'articolo voluto da D'Alia, nella sua versione originale, recitava: "Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali, e sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che alcuno compia detta attività di apologia o di istigazione in via telematica sulla rete internet, il Ministro dell'interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione della attività indicata, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine." Cerchiamo di capire che vuol dire tutto ciò.


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