di Ines Zanolini

Da un Governo che si vanta di essere “più di sinistra della sinistra”, dobbiamo dire che non ce lo aspettavamo. All’interno del maxiemendamento al decreto sulla nuova manovra economica, in questo momento al vaglio del Senato, è stato inserito un provvedimento che in buona sostanza preclude ai lavoratori atipici e precari l’eventualità di poter ottenere una sentenza definitiva in merito alla stabilizzazione del proprio contratto di lavoro. Ad oggi, qualora un giudice abbia riscontrato irregolarità sull’impiego di uno o più lavoratori a tempo determinato, un’azienda può essere obbligata a reintegrare il dipendente con un contratto a tempo indeterminato (la sentenza sul caso Atesia - l’azienda di telemarketing romana fondata da Telecom Italia, a cui nell’estate 2006 fu intimato di regolarizzare i 3200 collaboratori atipici di cui si avvaleva - fece storia), ma se la norma diventerà legge, questo importante precedente giudiziario non avrà più alcun valore. L’ennesima modifica giudiziaria a garanzia di chi ha sbagliato, ha i soldi e non vuole pagare.

di Mariavittoria Orsolato

Quattromila ragazzi, cinquanta etnie diverse e un pallone: quello che va in scena nel paese sconnesso del marchio agli innocenti, è un incubo per le camice verdi del ministro Maroni, un’oasi multiculturale per tutti quegli italiani che, tra impronte prese e moschee negate, pensano di essere capitati in un flash-back del 1938. Sono partiti lo scorso mercoledì a Casalecchio di Reno, provincia di Bologna, i Mondiali Antirazzisti, una kermesse calcistica organizzata dal Progetto Ultrà che si prefigge di abbattere confini e differenze culturali grazie al gioco del calcio, poderoso collante se usato a scopi benefici. Gli ultrà del progetto sopraccitato, infatti, non sono quelli che scaraventano motorini dai terzi anelli, o che accoltellano fuori dello stadio i tifosi della squadra avversaria, né assomigliano a quelli che preferiscono il saluto romano alla più coreografica "ola".

di Mario Braconi

Con 336 voti favorevoli, 220 contrari e 77 astensioni il 10 luglio il Parlamento Europeo approva una risoluzione che stigmatizza l’operazione di schedatura di massa della popolazione Rom in Italia (bambini inclusi) voluta dal ministro Roberto Maroni. La risoluzione, sostenuta dai gruppi parlamentari di sinistra (Liberaldemocratici, Socialisti, Sinistra Unita e Verdi), è solo la manifestazione più eclatante del clima di preoccupazione, imbarazzo ed incredulità con cui vengono percepite a Bruxelles le misure “straordinarie” adottate dal governo Berlusconi nei confronti di una minoranza etnica. Iniziative che talora prendono la forma di atti di militanza politica, come la raccolta di firme che invita il governo italiano ad interrompere il suo “censimento dei Rom” fino a che la Commissione Europea non abbia adeguatamente indagato sulla compatibilità di tale misura con le leggi europee, promossa da Giusto Catania, cui i cento deputati europei firmatari hanno polemicamente associato le proprie impronte digitali.

di Rosa Ana De Santis

Due occhi neri e un sorriso spalancato alla vita. Siamo abituati a vederla cosi Eluana, giovanissima e allegra nei telegiornali. Ma Eluana, quel volto lì non lo possiede più. E’ rimasta solo la memoria di una storia ormai trascorsa e compiuta, condannata a una permanenza forzata in uno stato vegetativo persistente cronico. Non c’è traccia di vita. Dal giorno dell’incidente stradale del lontano 18 gennaio 1992 Eluana è un corpo sordo e abbandonato, un’appendice inconsapevole delle macchine, due occhi ingoiati da un silenzio da cui non si esce più. Un vuoto che è proprio quello asciutto e impietoso della morte e che solo i più ipocriti si ostinano a non riconoscere scomodando lezioni sulla vita e rinunciando alla clemenza della pietà. La Corte d’Appello civile di Milano, data la straordinaria durata dello stato vegetativo, ha concesso che venga staccato il sondino che l’alimenta. Una decisione ormai inevitabile soprattutto per quell’anelito di libertà e per la visione della vita che Eluana aveva e che suo padre ha disperatamente raccontato raccogliendo troppo spesso rimproveri o condanne. Impudenza e arroganza di chi del dolore fa bandiera o non ne conosce affatto le sembianze.

di Maura Cossutta

La notizia viene dall’Inghilterra ed è una buona notizia. Una coppia si è sottoposta alle tecniche di procreazione assistita per evitare di trasmettere alla figlia il rischio altissimo di ammalarsi di tumore al seno. Un rischio genetico, in quanto l’uomo è portatore di un gene che nell’85% dei casi provoca nella prole l’insorgenza di questo tumore. Le tecniche di procreazione assistita hanno permesso di produrre un numero sufficientemente elevato di embrioni, per riuscire a trovare statisticamente quelli sani. La diagnosi genetica pre impianto ha permesso di sapere tra gli 11 embrioni prodotti quali fossero portatori del gene BRCA-1 e quali invece sani, per impiantarli poi, solo questi, nell’utero della donna. Ora la bimba che nascerà potrà vivere senza l’angoscia di una malattia annunciata, che purtroppo molto spesso è causa di grandissima sofferenza e anche di morte.


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