di Alessandro Iacuelli

I dati numerici parlano chiaro: in tutta l'Europa, vengono emessi in atmosfera 800 grammi di diossina all'anno. Di questi, 71 provengono dall'impianto ILVA di Taranto: l'8,8 per cento del totale europeo e il 30,6 per cento di quello italiano. Dati noti dal 30 marzo scorso, ma da allora ad oggi non è cambiato nulla. Anzi. Taranto muore, e muore soffrendo. Muore per la diossina proveniente da uno stabilimento che, secondo le normative europee, non potrebbe emettere quel che emette quotidianamente dai suoi camini. Invece in Italia può farlo, e con tanto di autorizzazioni speciali in deroga alle norme vigenti: emette diossine centomila volte più di un inceneritore, autorizzata a farlo. Come è possibile che esista un simile impianto? Esiste grazie ad un ricatto molto preciso: quello del lavoro. In passato si è scelto di esporre la popolazione ad un enorme rischio sanitario, destinato a peggiorare progressivamente ed inesorabilmente negli anni, in cambio di 4.000 posti di lavoro e di uno sviluppo industriale che viene reputato l'unica strada percorribile.

di Alessandro Iacuelli

Sono state circa duecento le unità del Corpo forestale dello Stato impegnate nell’Operazione Girotondo, un maxi blitz avvenuto dopo lunghe indagini, che ha portato alla luce nel Viterbese un imponente traffico illegale di rifiuti speciali, molto più ampio rispetto a quello che di recente ha visto protagonista il comune di Montefiascone. Sono sei le misure cautelari a carico degli indagati, di cui tre sottoposti agli arresti domiciliari e altri tre all’obbligo di firma. Il reato contestato è la violazione delle normative sullo smaltimento dei rifiuti. Nel corso dell’operazione sono state eseguite trenta perquisizioni in sette regioni quali Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio e Calabria, verso persone coinvolte nel traffico dei rifiuti. Inoltre sono stati sequestrati un impianto industriale a Graffignano (Vt), gli uffici toscani, laziali e umbri di quattro società, nonché una cava di cento ettari di terreno dove sono state interrate circa 3.500 tonnellate di rifiuti nel corso di un solo mese, e si sospetta la presenza di circa 40.000 tonnellate interrate in un anno.

di Cinzia Frassi


Dai giocattoli all'agricoltura, la chimica fa parte del nostro vivere quotidiano. Ogni giorno entriamo in contatto con moltissime sostanze chimiche e molte risultano in vario modo pericolose per la salute umana e per l'ambiente. Il 13 dicembre 2006 il Parlamento Europeo ha approvato con 529 voti favorevoli, 98 contrari e 24 astensioni, il nuovo regolamento sulle sostanze chimiche denominato Reach (Registration, Evaluation and Authorization of Chemicals), che entra ufficialmente in vigore dal 1 giugno 2007. Si tratta di un testo frutto di un lungo dibattito che ha visto in particolare l'impegno di ambientalisti, Verdi e sinistra radicale per una valutazione prioritaria di salute ed ambiente sulle istanze economiche e sociali. Il relatore del regolamento Guido Sacconi, subito dopo l'approvazione, pur giudicando il testo "non perfetto", si è detto "molto soddisfatto del risultato delle votazioni". Le nuove norme del regolamento sulle sostanze chimiche riguarderanno circa 30.000 sostanze e dovrebbero essere in grado di preservare e tutelare la salute dei cittadini e la salubrità dell'ambiente.

di Betta Bertozzi

Sono giorni duri, in Rai. Oltre alla solita paralisi del Consiglio d’Amministrazione, oltre alle attese sul caso Petroni, oltre al disagio per i sommovimenti governativi, in Rai anche fare le cose più semplici è diventata un’impresa. Entrare, per esempio, non è così semplice come si potrebbe pensare. Alla chetichella, non attesi e invitati solo ai piani alti per una pacifica riunione di routine, i radicali hanno deciso che, in fondo, il palazzo del cavallo non è poi tanto male, e si sono installati in alcune stanze del palazzo. Protestare contro la pena di morte, essere contrari alla sua applicazione in troppi Paesi, voler attirare l’attenzione delle nazioni Unite sull’argomento, non è affatto una cattiva idea. Ma farlo impedendo agli altri di lavorare, costringendo chiunque volesse entrare in Rai a lunghe file per l’accredito e poi a lunghe attese, per essere raccattati dalle persone con le quali si aveva un colloquio, si trattasse pure del Direttore Generale, non è sembrato utile alla causa. Finalmente, ogni sospetto di raccomandazione è caduto nel vuoto. Molto democraticamente, si attende tutti nell’atrio, a poca distanza dal giardino zen, che qualcuno passi a prelevarti.

di mazzetta


Ha destato scalpore il rinvenimento di tracce cocaina nell’aria di Roma; un dato rilevato durante una ricerca del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e quindi da considerare attendibile fino a prova contraria. La notizia è stata fonte d’ispirazione per molti sciocchi alla ricerca del sensazionalismo e sta facendo la fortuna dei comici, ma guardando bene i dati si scopre che in realtà le cose stanno diversamente da come sono state presentate. La concentrazione massima di cocaina rilevata è indicata con valori massimi, nella stagione invernale, di 0.1 nanogrammi (un decimo di miliardesimo di grammo) per metro cubo. Questo rassicura su eventuali influenze per la salute dell’uomo, poiché anche se il soggetto-tipo vivesse sempre all’interno dell’area di massima concentrazione, assumerebbe un grammo di cocaina (dose non letale e abitualmente consumata in qualche ora da un assuntore abituale) in un tempo lunghissimo, escludendo quindi conseguenze stupefacenti, ma anche i diversi disturbi che qualche sventato si è affrettato ad ipotizzare. Per respirare un miliardo di metri cubi d’aria ci vuole un sacco di tempo, per fare un paragone la quantità corrisponde al gas erogato in un anno da AEM, l’azienda del gas che serve Milano e dintorni. Per assumere un grammo di cocaina dall’atmosfera una persona dovrebbe respirare dieci miliardi di metri cubi alla massima concentrazione rilevata.


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