di Giovanna Pavani


Duilio Castelli l’ho incontrato per la prima volta a Monfalcone la settimana scorsa nella sua stanza, al primo piano dell’ospedale San Polo dove ha sede l’A.E.A. (Associazione esposti amianto). Duilio, veneto di origine, pochi capelli rossi ancora in testa, piccolo di statura e coinvolgente nel dialogo, ne è il presidente. Ha 75 anni e ha lavorato in Fincantieri fino all’89, ma già dal ’71 gli avevano diagnosticato l’asbestosi, una malattia respiratoria cronica legata alle proprietà delle fibre di asbesto di provocare una cicatrizzazione (fibrosi) del tessuto polmonare. Non è mortale, l’asbestosi. Però causa un irrigidimento dei tessuti dei polmoni e, di conseguenza, la perdita di gran parte della funzionalità. A vederlo Duilio sta benone, ma in fondo è un sopravvissuto. A Monfalcone quando si chiede dell’ amianto ti rispondono che la “polvere” ha fatto almeno 600 morti accertati. E chissà quanti altri che sono rimasti nelle maglie delle statistiche quando ancora questo isolante veniva considerato un materiale prezioso e non mortale e per chi stava sulle navi era quasi considerato una benedizione. Lavorare nei “cantieri della morte”, come i socialisti dei primi anni del secolo definivano questo luogo, per molti qui ha rappresentato l’unica forma di sopravvivenza economica possibile. Anche per Duilio è stato così. “Cosa volete – commentava l’altro giorno- quando si ha bisogno ci si adatta ai lavori meschini”. Nessuno, all’epoca, sapeva di correre un pericolo, l’amianto per loro era solo un buon isolatore, un magnifico materiale insonorizzante, tanto per usare un termine tecnico, e lavoravano nella più beata ignoranza. Ma vivere nel ventre della balena per molti è stato fatale.

di Maurizio Coletti

All’appuntamento con la storia delle occasioni fallite non poteva mancare un ennesimo “Porta a porta” sui temi della droga. Convenuti da Vespa, politici di ambedue gli schieramenti - Livia Turco, Letizia Moratti, Paolo Ferrero e Maurizio Gasparri, accompagnati da esperti farmacologi e psicologi - hanno discettato sulle ultime novità in campo di azioni sul tema. Diciamo subito che gli esperti hanno avuto ben poco spazio per affermare le loro tesi; infatti hanno fatto appena a tempo a definirle che i politici hanno ripreso rapidamente il sopravvento. Si è parlato della pericolosità estrema delle canne, ritornata alla ribalta dopo i casi dell’autista che ha provocato un incidente con un autobus di bambini, con la insopportabile morte di due fratellini e del caso dello studente morto improvvisamente dopo, si dice, avere fumato uno spinello. Ce ne è in abbondanza per ripetere ritornelli sulle droghe tutte uguali, sul pericolo di assumerle, sui danni provocati, sulla malvagità di coloro che consumano, sull’importanza di un aumento dell’azione repressiva. Gli esperti servono solo a sottolineare preconcetti ed ideologie pre-riscaldate , che le loro opinioni (apparentemente) confermano. Nessuno che ascolti veramente il mondo scientifico che direbbe che di uno spinello (solo di cannabis, si intende) non è mai morto nessuno.

di Agnese Licata

Da diversi anni a questa parte, la principale speranza di milioni di pazienti ha un solo nome: staminali. Su queste cellule “primitive”, sulla loro potenzialità di generare qualsiasi tipo di tessuto – ossa, muscoli, nervi – si concentrano le attese di quei malati che oggi la medicina condanna a una lenta e inarrestabile degenerazione. Distrofia muscolare, leucemia, morbo di Parkinson, sclerosi multipla, Alzheimer. Proprio su queste tante promesse e speranze è nato un mercato di millantatori, stregoni in camice bianco che estorcono denaro a chi non ha più nulla da perdere, a chi è disposto ad aggrapparsi a tutto pur di continuare a sperare. Su quest’universo di profittatori, Andrea Nicastro, giornalista del Corriere della Sera, ha deciso di concentrarsi, dando vita a un’inchiesta giunta domenica scorsa alla sua terza puntata.

di Carlo Benedetti

C’è stato il “sorpasso” in favore dei musulmani, ma è subito contestazione: i dati più recenti precisano che il mondo dei seguaci dell’Islam è di un miliardo 322 milioni rispetto a un miliardo 115 milioni di cattolici. Ma la Chiesa di Roma – pur rivelando il nuovo predominio religioso - va cauta nell’accettare le cifre mettendo così da parte molte delle sue tesi sull’ecumenismo e sul rapporto paritario tra le varie confessioni. Ma i dati sono chiari. I musulmani avanzano e sono di ogni razza, nazionalità e cultura: dalle Filippine alla Nigeria, dai territori ex sovietici all’Asia, all’Indonesia. Ma anche con forti presenze in Europa e negli Stati Uniti. Tutti legati da un’unica, comune, fede islamica. Ed è proprio in conseguenza dei risultati di questa nuova sociologia della religione che sia il mondo cattolico che quello musulmano pongono nuovi e pressanti interrogativi. Che sono quelli che si riferiscono alla penetrazione e compenetrazione delle diverse religioni.

di Laura Bruzzaniti

Negli Stati Uniti entreranno presto in vigore norme più severe per la pubblicità e la messa in vendita della medicine. Il Senato americano ha approvato la scorsa settimana un disegno di legge che attribuisce alla Food and Drug Administration poteri di controllo in materia di etichettatura e pubblicità dei farmaci. Se il disegno diventerà legge, come sembra probabile, la FDA potrà inoltre bloccare la vendita di farmaci che si rivelano pericolosi. Il disegno di legge sembra rispondere alle preoccupazioni dei consumatori americani che, dopo i casi di medicine pericolose verificatesi negli ultimi anni, si sentono poco protetti nei confronti di case farmaceutiche con sempre meno scrupoli e tecniche di vendita sempre più aggressive. L’ultimo caso è della scorsa settimana: la Purdue Pharma ammette, di fronte ad una District Court della Virginia, di aver ingannato medici e consumatori per vendere di più. L’azienda, specializzata nella produzione di antidolorifici, ha ammesso la propria colpevolezza per il reato di etichettatura ingannevole e fraudolenta (misbranding) del farmaco OxyContin, antidolorifico oppiaceo messo sul mercato nel 1996.


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