di Bianca Cerri

I medici dei comandi militari USA magnificano i benefici del cosiddetto Fattore VII, un anti-coagulante in grado di controllare anche le emorragie più gravi. “Funziona che è una meraviglia”, ha commentato il colonnello John Holcomb, chirurgo ed esperto farmacologo. La fede di Holcombe nel ritrovato si basa però più sul sentito dire che sull’evidenza. D’altra parte, è lui il principale promotore del farmaco. Qualcuno insinua che ne abbia ricavato un tornaconto ma Holcombe respinge sdegnato ogni accusa. Riferisce che il suo collega Jeffrey Bailey è anche lui entusiasta del fattore VII perché lo ha aiutato a salvare molte vite. In una base americana in Germania, altri chirurghi militari sono di diverso avviso. “Ho paura che ci vorranno altri controlli prima di affermare che il farmaco funziona”, dice Warren Dorleac. “Il minimo che possiamo fare è aspettare”, aggiunge. Al Walter Reed, l’ospedale militare dove vengono trasferiti i soldati feriti nelle zone di guerra, i medici sono altrettanto scettici. Intanto ci sono state troppe morti per embolia delle quali sarebbe stato responsabile proprio il Fattore VII. Nel caso del capitano Shane Mahaffey, ad esempio, la somministrazione del coagulante è risultata fatale. “Forse dovevamo aspettare”, hanno ammesso i medici dopo la morte di Mahaffey ma ormai era troppo tardi.

di Elena Ferrara

E’ una guerra ventennale che ha già provocato circa centomila vittime e almeno un milione di sfollati. Coinvolge gruppi di pressione locali e stranieri, lobby ed organizzazioni non governative. Segna un mutamento di potere dai risvolti epocali. Avviene nello Sri Lanka (noto fino al 1972 come Ceylon) ed ha come tragici attori i separatisti dell’organizzazione delle Tigri Tamil di Chennai (Ltte, Liberation Tigers of Eelam Tamil) e le forze regolari del governo di Colombo (dotate di armi che provengono dagli Usa, Gran Bretagna, Canada, Russia, Cina, Pakistan, India, Ucraina, Israele, Repubblica Ceca) che hanno riportato ultimamente dei successi sconvolgendo le formazioni della resistenza nella costa nord-orientale del paese. I combattimenti attuali si sono concentrati quindi nel nord, nei pressi della penisola di Jaffna, con pesanti bombardamenti aerei sui villaggi controllati dai separatisti. I quali – ricevendo armi dalla Cambogia, dalla Thailandia, da Singapore, da alcuni paesi dell’ex Jugoslavia e dallo Zimbabwe – si sono dotati, sin dalla fine del marzo scorso, di una piccola forza aerea che ha già condotto diverse incursioni contro obiettivi militari governativi non solo nel nord ma anche nei pressi della capitale Colombo. Si può così affermare che quel famoso processo del “ cessate il fuoco” avviato nel 2002 è sepolto sotto le bombe e migliaia di morti. Il Paese, in generale, cammina sui carboni ardenti.

di Carlo Benedetti

Dice il sindaco di Mosca, Jurij Luskov: “I gay sono opera di Satana” e il portavoce del Patriarcato ortodosso della capitale aggiunge: “La società non può accettare un affronto che venga dal gay pride”. A questa ondata di affermazioni e diktat di stampo reazionario si aggiungono i fascisti russi, i monarchici e i nazionalisti con le loro bande di skinhead che invadono le strade della capitale urlando: “Mosca non è Sodoma”. Su queste organizzazioni - che rievocano le notti più buie della storia russa - si erge un personaggio che sta sempre più dominando le scene della destra russa e che si chiama Igor Miroshnicenko. E’ il responsabile dell'Unione religiosa nazionale dei gonfaloni ortodossi e guida la “protesta”. Manovra la piazza di scalmanati che a Mosca non trovano alcuna resistenza da parte delle forze dell’ordine. E così i manifestanti organizzano i loro comizi sostenendo che: "I gay non dovrebbero passeggiare per la città nel giorno della Santa Trinità“ e che tutti devono insorgere per non permettere che “i depravati offendano i valori tradizionali russi”. Slogan e proteste di stampo analogo a San Pietroburgo dove il sindaco proibisce cortei e spettacoli dedicati al gay pride.

di Agnese Licata

Movimenti di assestamento, in Francia. L’onda lunga delle elezioni presidenziali attraversa il Paese, toccando vertici istituzionali, mondo della stampa e, non da ultimo, partiti all’opposizione. Nicolas Sarkozy, l’uomo che venti giorni fa la maggioranza dei francesi ha scelto come nuovo inquilino dell’Eliseo, non si è limitato a nominare velocemente la squadra di governo. Negli scorsi giorni, infatti, ha provveduto a collocare suoi uomini di fiducia sulle poltrone più strategiche di Francia. Il leader dell’Ump sembra così deciso a prendere tutte le contromisure necessarie ad evitare che, un domani, le riforme da lui tanto sbandierate durante la campagna elettorale vengano mitigate nella loro applicazione. L’apertura promessa da Sarkozy durante il suo primo discorso da vincitore sembra già lontana. Del resto, basta guardare da vicino la composizione del nuovo governo per rendersi conto che la volontà di coinvolgere in qualche modo anche il centrosinistra è solo una facciata, con l’obiettivo di tranquillizzare chi ha paura che con lui la Francia subisca una svolta reazionaria.

di Carlo Benedetti

Le armate ucraine ribelli, fedeli al Presidente Yushenko (filoccidentale), sono in marcia verso Kiev. L’obiettivo è quello di intimorire la maggioranza governativa del filorusso Yanukovic. Si assiste ad una sorta di armiamoci e partite, con il grande capo ribelle che sta in finestra a guardare dopo aver sollecitato una guerra civile che è già all’orizzonte. E così l’Ucraina vive ore difficili. Divisa tra un ovest contadino, filoamericano, cattolico e occidentale e un est industriale, ortodosso e filorusso. Ma questa volta si sta superando la soglia dell’allarme. Perché a muoversi sono i militari che, sollecitati dal presidente Yushenko (appunto: l’uomo dell’ovest), convergono sulla capitale Kiev attaccando l’uomo di Mosca, Yanukovic. E questo vuol dire che si è ad un’insurrezione. La rivolta, manovrata dal presidente, trova adesioni nel campo dell’Armata Ucraina e, comunque, del suo Stato maggiore. Ci sono già migliaia di soldati delle “forze speciali” (una sorta di carabinieri) mobilitati e pronti a seguire gli ordini del loro comandante Alexandr Kikhtenko che respinge gli ordini del ministro degli Interni Vassili Tzushko. Si va verso un conflitto che potrebbe portare a veri e propri scontri armati. La strategia passa dalla politica alle soluzioni armate.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy