di Daniele John Angrisani

Che fine han fatto i prigionieri 'fantasma' della CIA? E' questa la domanda che si pongono in molti a Washington, non ultimo il principale quotidiano della capitale, il Washington Post, che proprio ieri ha pubblicato una inchiesta sul destino dei prigionieri dimenticati della guerra al terrorismo. Stiamo parlando di quei detenuti di alto grado che, sin dall'inizio della guerra, erano stati nascosti all'opinione pubblica e detenuti in alto segreto nelle carceri della CIA. Lì la gran parte di loro era stata sottoposta ad un regime di detenzione che, secondo tutte le norme internazionali, verrebbe definito di tortura e che solo i consulenti legali della Casa Bianca si ostinano ancora oggi a chiamare in modo diverso. Sta di fatto che poco più di un anno fa, il 6 settembre 2006, per rispondere alle proteste internazionali, il presidente Bush aveva deciso di chiudere definitivamente queste carceri segrete (o almeno affermare di averlo fatto) e trasferire 14 tra i più importanti detenuti di Al Qaeda nel carcere di Guantanamo. Tra questi il presunto organizzatore degli attentati dell'11 settembre 2001, Khalid Sheikh Mohammed, ed il suo vice, Ramzi Binalshib. Eppure, come fa notare il Washington Post, da allora all'appello mancano ancora circa 30 detenuti. Cosa è successo loro?

di mazzetta

Continua a peggiorare la situazione in Somalia, dove la violenza ha raggiunto livelli che non si vedevano da oltre dieci anni. Le truppe etiopi d’invasione e le bande dei signori della guerra ai quali è stato affidato il governo-fantoccio su indicazione del Dipartimento di Stato americano, hanno gettato nel caos il paese: Mogadiscio è un campo di battaglia e i suoi abitanti fuggono a centinaia di migliaia. Oltre quaranta organizzazioni umanitarie hanno redatto un appello, denunciando l’imminente pericolo di vita per oltre trecentomila persone; un po’ meno di quante ne sono morte nella tragedia del Darfur. Mentre la capitale somala è ridotta ad un campo di battaglia, sono scoppiati scontri anche tra le regioni semi-autonome del Puntland e Somaliland, lasciando ai somali ben poche aree del paese nelle quali rifugiarsi per sfuggire alla guerra. Il Governo Federale Transitorio, o chi per lui, rifiuta di distribuire il cibo nei campi-profughi, sostenendo che donne e bambini sono “terroristi”. Nell’ultima settimana è anche stato arrestato e detenuto per alcuni giorni il responsabile del Programma Alimentare Mondiale (PAM), accusato dalla banda governativa di sostenere i “terroristi islamici”: arrestato e detenuto senza che gli fosse contestata alcuna accusa.

di Giuseppe Zaccagni

Un socialismo reale, dal volto umano, democratico; un socialismo da inventare, maturo, un socialismo dell’era atomica, un socialismo scientifico, plurale, liberale, utopistico, scandinavo, britannico, dottrinario, un socialismo di Stato, costruttivo, cristiano, popolare”… Ed ora, a questo elenco di definizioni che fanno parte dell’armamentario ideologico del socialismo, si aggiunge, dalla Città proibita di Pechino - dove si è celebrato il XVII° congresso della Cina comunista - la teoria di un “socialismo dal volto cinese” che dovrebbe rispettare e valorizzare le esigenze delle etnie nazionali operando in un clima generale di riforme economiche, aperture e modernizzazioni. Non sarà, ovviamente, l’anticamera di una società perfetta (e solo pensarlo sarebbe una bestemmia) ma sarà pur sempre uno degli esperimenti più interessanti tentato nell’ambito dei paesi emergenti, anche se resterà difficilmente esportabile. E’ questa, comunque, la sfida che il rieletto segretario Hu Jintao (forte del voto dei 2213 delegati che rappresentano 73,36 milioni di iscritti su una popolazione di 1.313.973.713) lancia all’intera società, uscendo dai ristretti limiti dell’organizzazione politica e presentando un vertice rinnovato e ringiovanito con una buona schiera di cinquantenni.

di Alessandro Iacuelli

Non è piaciuta a molti la sessione di lavoro del Parlamento europeo a Straburgo della scorsa settimana, visto che è terminata con una risoluzione pro nucleare approvata in aula. Non è di sicuro una direttiva che impone l'espansione nucleare in Europa, si tratta infatti solo di un rapporto d'intenti, per ora senza conseguenze operative, ma è bastato a far suonare molti campanelli d'allarme. Tanto per cominciare, è un voto che contrasta con i precedenti indirizzi operativi europei, che prevedono obbligatoriamente i tre 20% di riduzione: delle emissioni, di risparmio energetico e di fonti non rinnovabili. All'improvviso, arriva come un fulmine a ciel sereno la relazione sulle fonti e le tecnologie energetiche presentata da Herbert Reul, popolare tedesco, e approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento europeo: 509 sì, 153 no e 30 astenuti, senza accogliere una serie di emendamenti dei Verdi. Secondo la relazione l'energia nucleare "è indispensabile per garantire a medio termine il carico di base in Europa". Il rilancio della "indispensabilità" del nucleare copre, per ora, operazioni di acquisizione di vecchie centrali dell'Est fatte da paesi ricchi con soldi europei, ma è un rapporto di intenti insidioso, oltre che un pericoloso precedente.

di Bianca Cerri

Nella base americana di Juffair, in Bahrein, la maggior parte degli ufficiali si augura che Clarence Jackson, il marinaio che il 22 ottobre scorso ha assassinato due colleghe prima di spararsi un colpo alla testa, muoia in modo che la storia possa essere archiviata. Jackson, che è stato trasferito in Germania a bordo di un aereo militare, è in condizioni molto critiche e i medici non hanno ancora sciolto la prognosi. Nel comunicato letto da Denise Garcia, portavoce della Marina Militare, si parla di gravi lesioni alle parti vitali del cervello, ma non sono stati forniti altri particolari. Garcia non ha spiegato se sia stata ritrovata l’arma del delitto, che nelle prime ore successive alla tragedia risultava scomparsa. E’ un particolare importante perché porterebbe all’ipotesi della presenza di una quarta persona ancora non identificata. Per il momento, tutto quello che si sa è che le due ragazze, che vivevano al quarto piano dell’edificio riservato al personale femminile, sono state uccise all’alba, mentre i militari appena svegli iniziavano a vestirsi. I colpi le hanno raggiunte all’improvviso, senza che avessero il tempo di cercare un riparo. Gli inservienti che stavano facendo le pulizie nel Freedom Souq, l’area ricreativa interna alla base che comprende un ristorante e i negozi, non hanno sentito nulla.


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