di Elena Ferrara

Ricordate? C’è un’astronave che, proveniente da un pianeta alieno, dimentica sulla nostra Terra un piccolo… Nasce poi la storia dell’amicizia tra Elliot, il bambino americano che scambia l’altro piccolo venuto dallo spazio per uno strano animale… E’ la vicenda narrata nel film di Steven Spielberg che tutti abbiamo amato. Ora “ET” sbarca in Vaticano… e subito l’extraterrestre è battezzato come “Mio fratello”. Tocca a padre Josè Gabriel Funes, direttore della Specola Vaticana fare luce sul “caso”. E cioè se sia possibile credere in Dio e negli extraterrestri, ammettere l'esistenza di altri mondi e altre vite, anche più evolute della nostra, senza per questo mettere in discussione la fede nella creazione, nell'incarnazione, nella redenzione… Risponde padre Funes (gesuita argentino di 45 anni) che, in qualità di astronomo, filosofo ed anche investigatore, precisa subito che dalla cupola vaticana si guarda sempre alle stelle… pur se non sono mancati i “momenti di conflitto” tra il mondo della Chiesa e il mondo scientifico.

di Rosa Ana De Santis

Non sono piaciute le parole che il sindaco di Genova ha speso in occasione della recente visita del Papa. Il sospetto è che, pur rimasto gelidamente ancorato alla tabella di marcia, quest’ennesimo pellegrinaggio turistico sia stato avvelenato di imbarazzo e quel che più da gusto, per mano di una donna. Si è dipinta sul viso di Ratzinger e del cardinal Bertone una smorfia di stupore e di misurato disorientamento. E’ successo che Marta Vincenzi ha espresso chiaramente e senza tentennamenti di genuflessa convenienza il principio per cui, dato il forte disagio e il tormento della società contemporanea, non è saggio turbare il Paese con temi etici. Che non significa, come in prima analisi potrebbe sembrare, rinunciare a contaminare il dibattito pubblico e politico di argomentazioni etiche, tutt’altro. Significa però restituire alla responsabilità dei cittadini il pieno significato della loro libertà e autonomia di scelta, senza duelli a tinte forti.

di Mariavittoria Orsolato

L’ex ministro leghista della Giustizia e nuovo prezzemolino dei talk-show politici, Roberto Castelli, ha pubblicamente affermato che per l’Italia “gli immigrati sono un costo e non una risorsa “. E da quello che ci ha restituito l’ultima consultazione elettorale, lo pensa anche una buona fetta di italiani. A Roma come a Napoli, nella Romagna (ex) comunista come nel ricco e “padano” nord-est. Il problema è che, nella realtà dei fatti, questi flussi migratori sono una benedizione proprio per gli stessi che vorrebbero sorvegliare le coste con i bazooka e che improvvisano, con risultati quantomeno simpsoniani, le ormai gettonatissime ronde di quartiere, nella speranza di scovare qualche malintenzionato rom e di provare così la nuova Beretta, acquistata giusto dopo la modifica della legge sulla legittima difesa, legge targata Berlusconi II.

di Elena Ferrara

Ora è d’obbligo l’allarme nomadi. Le sequenze delle storie narrate da Emir Kusturica nel “Tempo dei Gitani” sono solo un lontano ricordo e le musiche di Goran Bregovic accompagnano la triste strada dei nuovi dannati della terra. Eppure si parla di prove di dialogo su questo tema dei rom e si fa riferimento ad un “asse Milano-Roma” con l’obiettivo di “azzerare i campi”. Sono in arrivo commissari-sceriffi mentre i sindaci di 16 città del Nord (Parma, Modena, Piacenza, Verona, Padova, Treviso, Belluno, La Spezia, Asti, Alessandria, Novara, Cremona, Como, Mantova, Pavia, Lodi), governate da giunte di centrodestra e di centrosinistra, accolgono con favore la decisione di Maroni si inserire nel pacchetto sicurezza i principi della Carta da loro sottoscritta il mese scorso a Parma. Intanto - mente si discute sul processo di integrazione che dovrebbe ostacolare l’emarginazione - bruciano i campi rom del quartiere napoletano di Ponticelli. E siamo ad un drammatico crescere della tensione.

di Alessandro Iacuelli

La Terza sezione penale della Cassazione ha annullato le sentenze di appello che avevano archiviato lo scorso giugno il caso giudiziario italiano più clamoroso in materia di elettrosmog, quello intentato contro Radio Vaticana. L'emittente d'oltretevere è stata accusata per molti anni per i suoi impianti situati tra Roma e Bracciano, nella zona di Cesano ed Anguillara, un'area che secondo numerosi abitanti, ed anche secondo molte misurazioni effettuate sul territorio, è sottoposta ad inquinamento elettromagnetico provocato proprio dagli impianti, dotati di particolare potenza per quanto riguarda le emissioni di onde elettromagnetiche. La Corte d'Appello di Roma lo scorso giugno aveva assolto padre Pasquale Borgomeo, direttore dell'emittente, e padre Roberto Tucci, presidente del comitato di gestione della Radio Vaticana. Secondo la Cassazione, però, l'assoluzione non è legittima e dunque il caso va riportato alla Corte d'Appello, con l'indicazione della validità dei ricorsi presentati dalle parti civili che si erano costituite, nonché dalla Procura generale di Roma.


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