di Giovanna Pavani

Che il pesce fosse caro, lo si sapeva. Poi, se ci si mette anche il trasporto, dove persino i camion arrivano a fatica, allora il pesce diventa d’oro. Il tutto, però, assume un altro sapore e alleggerisce l’animo quando a pagare tutto questo lusso sono gli altri. Cioè noi, i contribuenti. Perché c’è spigola e spigola, cà và sanz dire. E quelle dell’ex generale della Guardia di Finanza, Roberto Speciale, oggi candidato del Partito delle Libertà in cerca di rivincite e vendette, erano certamente spigole, appunto, molto “speciali”, trasportate a scrocco su un Atr 42 dello Stato fino sulle Dolomiti di Castrozza (passo Rolle per la precisione) tanto perché il generale potesse farsi bello con la sua corte di nani e servitori (non dello Stato, solo suoi). Alla fine il conto è stato salato. In tutto noi contribuenti abbiamo pagato la grigliata di pesce del generale ad alta quota 32 mila euro, circa 3885 euro per ogni tratta di volo abusivo Pratica di Mare- Bolzano. Da qualche settimana la Corte dei Conti ha chiuso l’istruttoria sulla vicenda. E rivuole indietro quei soldi.

di Agnese Licata

Berlino: chilometri di rete ferroviaria suburbana, 3.000. Milano: 180. Basta questo semplice confronto per misurare la distanza tra il sistema dei mezzi pubblici italiani e quello del resto del mondo industrializzato. Certo, Berlino ha più del doppio degli abitanti di Milano e può vantare una superficie maggiore di quasi cinque volte. Eppure, niente basta a giustificare il fatto che la più importante metropoli italiana, il centro che ogni giorno attrae - per lavoro e studio - migliaia e migliaia di persone, abbia una rete ferroviaria così poco ramificata sul territorio circostante. E come Milano, anche Roma, con i suoi 188 km, e Torino, con appena 117 km di binari a collegare il centro città con i comuni confinanti. Non deve sorprende allora che, stando all’ultima indagine del Censis (svolta su un campione nazionale di duemila persone), il 70,2% dei pendolari italiani scelga l’automobile per i propri spostamenti quotidiani. Considerando anche coloro che preferiscono le due ruote, la percentuale di chi usa un mezzo privato arriva al 76%.

di Alessandro Iacuelli

"Si riconosce a tutti i lavoratori che svolgono lavoro notturno, anche chi fa 64 notti l'anno, il beneficio di una anticipazione del diritto al pensionamento". Chi ha un minimo di cultura ed esperienza sindacale sa che questa frase è stata attesa per anni, sa che tante sono state le battaglie, spesso perse, per avvicinarsi ad un piccolo grande traguardo. Questa frase è contenuta nel decreto legislativo che il Governo sta preparando per esercitare la delega sui lavori usuranti, delega che scade il 31 marzo. La legge 247 del 24 dicembre 2007, che ha recepito le norme attuative del protocollo sul welfare, prevede che il governo emani, entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge stessa, uno o più decreti legislativi per consentire il pensionamento anticipato ai lavoratori dipendenti che svolgono compiti particolarmente usuranti. Quindi, ancora pochi giorni di tempo. Pochi giorni per attuare qualcosa che va nella direzione del superamento di una storia infinita, proprio quella dei lavori usuranti, per tutelare chi fa lavori più faticosi o malsani rispetto alla generalità dei lavoratori.

di Alessandro Iacuelli


Ottocentonovantanove milioni di euro. Una cifra che l'intera famiglia di nessun lavoratore, dipendente o autonomo che sia, probabilmente guadagnerà in tutta la propria vita, pensione compresa. E' l'importo della pesante multa inflitta dalla Commissione Europea a Microsoft, il gigante mondiale dell'informatica. La supermulta europea è strettamente legata a quella precedente, inflitta al colosso di Redmond nel 2004, per un importo di 497 milioni di euro. Il motivo di quella multa fu l'abuso di posizione dominante, la prima volta che commissione UE inflisse una multa per mancato rispetto di una decisione antitrust. La nuova multa è motivata in modo molto secco da parte di Neelie Kroes, commissario UE alla concorrenza: "Microsoft ha continuato ad abusare della sua posizione dominante anche dopo la condanna della Commissione Ue nel marzo del 2004". Come se non ci fosse stata la precedente sanzione. Altrettanto secca la replica da Redmond: "Questa multa si riferisce quindi a una questione passata che è stata risolta", ma a Bruxelles non sono molto d'accordo.

di Francesco Peluso

In Italia e negli Stati Uniti entrano nel vivo le campagne elettorali nel segno del web 2.0. In questi ultimi mesi assistiamo ad un uso considerevole di YouTube, Blog e Network sociali da parte dei politici dei due Paesi. L’ingresso nell’era del web 2.0 -battezzata come una nuova visione di Internet - e la rivalutazione di concetti come “condivisione” e “partecipazione”, porta a dei radicali cambiamenti anche nei linguaggi e negli strumenti della comunicazione politica. Sembra lontano il ricordo della campagna elettorale del 2004 di Howard Dean. Probabilmente era convinto di parlare con il mondo intero attraverso il suo blog. La blogosfera lo adorava, si registrarono punte di 120 mila visitatori al giorno e il passaparola dei blogger gli procurò sia fondi per la campagna elettorale che una ottima copertura mediatica. In realtà si trattava semplicemente di poche persone realmente coinvolte e partecipi, quelle maggiormente interessate alla sua politica che, conversando in continuazione tra di loro, crearono un’illusoria amplificazione. Il risveglio fu brusco. John Kerry stava raccogliendo molti più fondi di Dean e gli elettori moderati di entrambi gli schieramenti si dimostrarono diffidenti e lontani da questo tipo di politica 2.0.


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