di Giovanni Cecini

Le olimpiadi di Pechino sono iniziate da meno di una settimana e l’Italia già ha incassato 10 medaglie (4 d’oro, 4 d’argento e 2 di bronzo). Ce ne sarebbe da gioire, collocandosi in quarta posizione nella classifica per nazioni, dietro ai padroni di casa, gli schiacciasassi Stati Uniti e alla Corea del Sud, dirimpettaia degli ospiti pechinesi. Invece già escono fuori le lagnanze, scoppiano le polemiche. Solo due giorni fa il presidente della Repubblica aveva invitato le “ragazze d’oro” al Quirinale con somma gioia di tutti, che Valentina Vezzali (tripletta sul podio più alto ai Giochi) mostra la sua indignazione, perché una volta tornata in quel di Jesi, l’Agenzia delle entrate le chiederà conto dell’assegno incassato oltre confine, decurtando parte del compenso olimpico come retribuzione lorda e quindi soggetta agli scaglioni fiscali. Un tempo si diceva che bisognava tenersi alla larga dai marchigiani, perché esattori dello Stato pontificio e quindi inclini a mettere le mani nelle tasche del contribuente, ora le cose sembrano un poco cambiate.

di Mariavittoria Orsolato

Un po’ come in quella vecchia pubblicità del pennello – per una parete grande, serve un grande pennello – anche nella nostra disastrata penisola si pensa di poter risolvere i grandi problemi con grandi provvedimenti. E’ così che per combattere l’annoso problema del degrado urbano, con tutti gli annessi e i connessi del caso, il Viminale ha dotato i sindaci italiani di superpoteri in materia di ordinanze pregando di essere il più creativi possibile. Nel decreto legge sulla sicurezza - diventato effettivamente norma il 5 agosto- veniva de facto modificato l’articolo 54 del testo unico sull’ordinamento degli Enti Locali facendolo dilatare nella direzione securitaria. Se prima al sindaco era solamente permesso di “emanare degli atti che gli sono attribuiti dalle leggi e dai regolamenti in materia di ordine e di sicurezza pubblica”, con le nuove disposizioni il sindaco, in qualità di Ufficiale del Governo, è tenuto “alla vigilanza su tutto quanto possa interessare la sicurezza e l'ordine pubblico, informandone preventivamente il prefetto”.

di Saverio Monno

Forse, anzi sicuramente, non se ne parla abbastanza, ma l’epidemia resta e continua a mietere vittime in tutto il mondo. Secondo l’Unaids, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa del virus dell’Aids, nel mondo sono più di 33 milioni le vittime del contagio. Il continente più colpito dal terribile flagello è l’Africa, seguono a ruota Asia e America latina. Circa l’85% dei malati risiede in questi territori. La volontà dichiarata dalla XVII Conferenza Mondiale sull’Aids, che in nottata ha aperto i battenti a Città del Messico, è quella di sferzare il colpo finale al virus Hiv. “Azione globale ora”. E’ questo l’appello che i lavori del consesso intendono lanciare al mondo, questo il motto che intendono seguire.

di Ines Zanolini

Da un Governo che si vanta di essere “più di sinistra della sinistra”, dobbiamo dire che non ce lo aspettavamo. All’interno del maxiemendamento al decreto sulla nuova manovra economica, in questo momento al vaglio del Senato, è stato inserito un provvedimento che in buona sostanza preclude ai lavoratori atipici e precari l’eventualità di poter ottenere una sentenza definitiva in merito alla stabilizzazione del proprio contratto di lavoro. Ad oggi, qualora un giudice abbia riscontrato irregolarità sull’impiego di uno o più lavoratori a tempo determinato, un’azienda può essere obbligata a reintegrare il dipendente con un contratto a tempo indeterminato (la sentenza sul caso Atesia - l’azienda di telemarketing romana fondata da Telecom Italia, a cui nell’estate 2006 fu intimato di regolarizzare i 3200 collaboratori atipici di cui si avvaleva - fece storia), ma se la norma diventerà legge, questo importante precedente giudiziario non avrà più alcun valore. L’ennesima modifica giudiziaria a garanzia di chi ha sbagliato, ha i soldi e non vuole pagare.

di Mariavittoria Orsolato

Quattromila ragazzi, cinquanta etnie diverse e un pallone: quello che va in scena nel paese sconnesso del marchio agli innocenti, è un incubo per le camice verdi del ministro Maroni, un’oasi multiculturale per tutti quegli italiani che, tra impronte prese e moschee negate, pensano di essere capitati in un flash-back del 1938. Sono partiti lo scorso mercoledì a Casalecchio di Reno, provincia di Bologna, i Mondiali Antirazzisti, una kermesse calcistica organizzata dal Progetto Ultrà che si prefigge di abbattere confini e differenze culturali grazie al gioco del calcio, poderoso collante se usato a scopi benefici. Gli ultrà del progetto sopraccitato, infatti, non sono quelli che scaraventano motorini dai terzi anelli, o che accoltellano fuori dello stadio i tifosi della squadra avversaria, né assomigliano a quelli che preferiscono il saluto romano alla più coreografica "ola".


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