di Mario Braconi

Con 336 voti favorevoli, 220 contrari e 77 astensioni il 10 luglio il Parlamento Europeo approva una risoluzione che stigmatizza l’operazione di schedatura di massa della popolazione Rom in Italia (bambini inclusi) voluta dal ministro Roberto Maroni. La risoluzione, sostenuta dai gruppi parlamentari di sinistra (Liberaldemocratici, Socialisti, Sinistra Unita e Verdi), è solo la manifestazione più eclatante del clima di preoccupazione, imbarazzo ed incredulità con cui vengono percepite a Bruxelles le misure “straordinarie” adottate dal governo Berlusconi nei confronti di una minoranza etnica. Iniziative che talora prendono la forma di atti di militanza politica, come la raccolta di firme che invita il governo italiano ad interrompere il suo “censimento dei Rom” fino a che la Commissione Europea non abbia adeguatamente indagato sulla compatibilità di tale misura con le leggi europee, promossa da Giusto Catania, cui i cento deputati europei firmatari hanno polemicamente associato le proprie impronte digitali.

di Rosa Ana De Santis

Due occhi neri e un sorriso spalancato alla vita. Siamo abituati a vederla cosi Eluana, giovanissima e allegra nei telegiornali. Ma Eluana, quel volto lì non lo possiede più. E’ rimasta solo la memoria di una storia ormai trascorsa e compiuta, condannata a una permanenza forzata in uno stato vegetativo persistente cronico. Non c’è traccia di vita. Dal giorno dell’incidente stradale del lontano 18 gennaio 1992 Eluana è un corpo sordo e abbandonato, un’appendice inconsapevole delle macchine, due occhi ingoiati da un silenzio da cui non si esce più. Un vuoto che è proprio quello asciutto e impietoso della morte e che solo i più ipocriti si ostinano a non riconoscere scomodando lezioni sulla vita e rinunciando alla clemenza della pietà. La Corte d’Appello civile di Milano, data la straordinaria durata dello stato vegetativo, ha concesso che venga staccato il sondino che l’alimenta. Una decisione ormai inevitabile soprattutto per quell’anelito di libertà e per la visione della vita che Eluana aveva e che suo padre ha disperatamente raccontato raccogliendo troppo spesso rimproveri o condanne. Impudenza e arroganza di chi del dolore fa bandiera o non ne conosce affatto le sembianze.

di Maura Cossutta

La notizia viene dall’Inghilterra ed è una buona notizia. Una coppia si è sottoposta alle tecniche di procreazione assistita per evitare di trasmettere alla figlia il rischio altissimo di ammalarsi di tumore al seno. Un rischio genetico, in quanto l’uomo è portatore di un gene che nell’85% dei casi provoca nella prole l’insorgenza di questo tumore. Le tecniche di procreazione assistita hanno permesso di produrre un numero sufficientemente elevato di embrioni, per riuscire a trovare statisticamente quelli sani. La diagnosi genetica pre impianto ha permesso di sapere tra gli 11 embrioni prodotti quali fossero portatori del gene BRCA-1 e quali invece sani, per impiantarli poi, solo questi, nell’utero della donna. Ora la bimba che nascerà potrà vivere senza l’angoscia di una malattia annunciata, che purtroppo molto spesso è causa di grandissima sofferenza e anche di morte.

di Mariavittoria Orsolato

Il serpentone arcobaleno del Gay Pride ha invaso sabato le strade di Bologna con i suoi 20.000 coloratissimi partecipanti - sei o settemila per la Questura. Tanti rappresentanti della comunità LGBT ma anche molti, moltissimi eterosessuali arrivati da tutta Italia per assistere, sì, al grande carnevale estivo ma anche per manifestare in nome della dignità, della parità e della laicità, le tre parole chiave del raduno nazionale, svoltosi in contemporanea anche a Berlino, Parigi, Sofia e Gerusalemme. L’Italia gay, lesbica, bi e trans scende quindi in piazza in tutto il suo splendore di trucco, paillettes e tacchi alti, rispondendo alle polemiche sollevate per l’omonimo romano cui il Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna aveva tolto il patrocinio affermando in un’intervista del Tg2 dello scorso 7 giugno che: " Va dato solo alle occasioni di studio e di riflessione, le provocazioni e gli esibizionismi non aiutano la discussione” e così dicendo si era augurata un pride meno appariscente e più morigerato, “in giacca e cravatta”.

di Bianca Cerri

Disaster Tourism: in breve, fare un viaggio verso i luoghi delle catastrofi e delle miseria per osservare il dolore (degli altri) senza esserne sfiorati. Ci sono agenzie di viaggio specializzate che organizzano tours all-inclusive per turisti desiderosi di vedere da vicino come sono fatti gli ultimi della terra. L’offerta è molto variegata: si va dalle favelas di Rio de Janeiro alle bidonville indiane ma c’è anche la possibilità di scalare le montagne del Tibet alla ricerca di tombe a cielo aperto o perlustrare i sacrari militari negli Stati Uniti. C’è chi ha dovuto attendere per anni per scalare il plateau tibetano alla ricerca di corpi in decomposizione. Negli anni ’80 infatti i monaci buddisti con carovane di turisti al seguito che s’inerpicavano fino alla cima dell’altopiano venivano presi a sassate dai parenti dei defunti che non volevano intrusi nel loro dolore. Alla fine il governo cinese era stato costretto a vietare le escursioni nelle zone delle tombe dove la situazione minacciava di degenerare.


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