di Sara Nicoli

E' inutile nascondersi dietro a un dito: in queste prime settimane del 2008 l'argomento che ha creato maggior attenzione a livello internazionale è stato il gossip legato all'ostentato legame sentimentale tra Sarkozy e Carla Bruni. E non appena l'ombra della noia ha cominciato a insinuarsi su questa storia, per l'irrequieto susseguirsi di particolari appetitosi che hanno tolto qualsivoglia alone di curiosità alla vicenda, ecco che subito un altro, potentissimo gossip, ha preso il sopravvento nelle foto di prima pagina di tutti i giornali: Chavez e la venere nera Naomi Campbell. E giù a chiedersi se anche quello è amore vero, come l'altro francese generosamente descritto come “ una cosa seria” dal presidente francese, se anche Naomi è forse incinta come Carla, se anche Chavez ha in mente di regalare alla sua ex modella un anello di Dior uguale a quelli che Sarkozy, gaffeurs di dimensioni monumentali, suole regalare - identico- a tutte sue donne. Le cronache raccontano poi delle notti "scetenate" tra Parigi e l'Avana tra Hugo e Naomi, ancorché delle promesse matrimoniali. Del Presidente venezuelano, solitamente, preferiamo leggere altro, vista la simpatia che verso di lui nutriamo, pari all'antipatia verso il nanetto francese, ma che ci vuoi fare?

di Sara Nicoli

Veniteci a dire, adesso, che l’insicurezza sui luoghi di lavoro è principalmente colpa dei lavoratori che non denunciano le situazioni di pericolo per paura di essere puniti, in qualche modo, dal datore di lavoro. Non è così, ovviamente. E la storia che stiamo per raccontare è emblematica circa la responsabilità oggettiva delle imprese su questo dramma che meriterebbe, più di qualunque altro aspetto sociale, una moratoria nazionale. La storia è quella di Giolivo, un operaio di 54 anni che da sei lavora in fonderia, che è finito nei guai fino al collo perché è voluto passare dall’altra parte, dalla parte di quei lavoratori che non subiscono per paura di ritorsioni ma denunciano. Risultato: Giolivo è stato sospeso tre giorni dal lavoro, senza stipendio. La colpa: aver segnalato una serie di situazioni di pericolo nel reparto in cui presta servizio da anni nella fonderia Officine Pilenga di Comun Nuovo, in provincia di Bergamo. L’hanno accusato di mobbing, ovvero di molestie nei confronti dell’impresa e anche dei suoi colleghi. Il suo continuo, “inutile allarmismo” circa la sicurezza, avrebbe creato una situazione di timore e angoscia nel reparto, mettendo a repentaglio la produttività oraria. Pare che Ottavio si sia anche fermato più di una volta, nel momento in cui notava situazioni di pericolo, costringendo anche i compagni a fare altrettanto. Dopo una serie di interventi, che hanno costretto l’impresa ad effettuare controlli, il “padrone” ha detto basta: punirne uno per educarne cento. Ecco fatto: tre giorni senza paga. Che tutti sappiano come si finisce se si protesta e che non se ne parli più.

di Giovanna Pavani

Prodi che specula, a livello mediatico, sulla morte degli operai di Torino per coprire altre emergenze nazionali che metterebbero in cattiva luce il suo governo. Un diverso tipo di trattamento per gli operai a Terni e a Torino e in tutte le altre fabbriche in via di dismissione. Una lunga tradizione sindacale “di stampo comunista” che avrebbe reso molto sfavorevole il mantenimento dell’attività produttiva nel capoluogo piemontese. E, infine, la necessità oggettiva di non colpire gli operai sopravvissuti al rogo della linea 5 con provvedimenti disciplinari in attesa che sia calata la polvere sullo scandalo delle misure di sicurezza dell’acciaieria. C’è da rabbrividire nel leggere alcuni stralci di un documento, assolutamente riservato agli addetti ai lavori, sequestrato dalla magistratura nel corso di alcune perquisizioni nelle abitazioni di tre fra i massimi dirigenti della Thyssen Krupp di Torino, l'amministratore delegato Harald Espenhahn, Gerald Priegnitz e Marco Pucci, già iscritti nel registro degli indagati per omicidio e disastro colposo. Si tratta di un’analisi interna aziendale della situazione politica italiana, un dossier scritto in tedesco, in modo da non essere immediatamente fruibile da indiscreti occhi italiani, che meglio di ogni altra testimonianza, metterebbe in evidenza l’atteggiamento sprezzante e privo di scrupoli del board della casa madre delle acciaierie di Essen rispetto alla gestione della situazione dopo l’incidente di Torino.

di Giovanna Pavani

Di certo l'anno appena trascorso è stato un anno di sangue. Come pochi dell’ultimo decennio. Per mesi e mesi, quasi senza soluzione di continuità, gli italiani sono stati ipnotizzati da gialli e delitti, da crimini efferati che dalle pagine dei giornali sono rimpallati dentro la televisione, enfatizzandone i particolari e rendendo sempre più difficile trovare una ragione per spiegare che cosa stesse davvero succedendo. Il 2007 passerà alla ormai labile storia dei mutamenti sociali come un anno stregato dalla cronaca nera. Solo un anno fa qualcuno (ancora pochi, a dire il vero) si appassionava cercare di capire se davvero Anna Maria Franzoni avesse ucciso o no suo figlio Samuele a Cogne. Poi è arrivata Erba, quindi Garlasco e poi Perugia, passando per l’omicidio Reggiani a Roma e l’ultimo, orrendo, di Iole Tassitani a Venezia. Una scia di sangue che, salvo rare eccezioni, ha un comune denominatore inquietante: l’impunità degli assassini. Se a Erba non ci fosse stato un sopravvissuto, se una donna rumena non avesse fatto il nome dell’assassino della Reggiani e se per Iole Tassitani non ci fosse stato un testimone “quasi” oculare del rapimento, anche questi delitti sarebbero rimasti senza autore.

di Elena Ferrara

E’ bene tenerlo a mente proprio ora, quando siamo davanti a tavole imbandite, tradizionali quanto familiari: altro che capponi e tacchino, tortelli e panettoni, é lo “slot food” che ha cambiato la nostra vita. Dal caffé alla pizza sono infatti 17 milioni gli italiani che si mettono in fila davanti agli 800mila distributori automatici in ogni parte del paese. E sono in pochi a chiedersi se esista una relazione tra la qualità del cibo, i luoghi di consumo e gli orari in cui è consumato. Risulta così sempre più evidente (lo spiegano i dietologi più affermati) che la sovrabbondanza alimentare e dei punti di ristoro si scontra con le leggi fisiologiche che regolano i ritmi cronobiologici e che determinano l'appetibilità e la digeribilità dei cibi. Alimentazione, quindi, come scienza e come arena di intervento per la sociologia. Vediamo le statistiche che evidenziano come il mercato dei consumi alimentari extradomestici sia salito oltre i 58 miliardi di euro (in crescita del 2,6% rispetto al 2004, quando furono spesi 56.686 miliardi). Nel dettaglio, crescono del 2,5% i consumi nei ristoranti e pizzerie (31.270 miliardi), del 2,5% nei bar (20.065 mld.) e del 3% nelle mense (6.334 mld.). La previsione è che il trend di crescita porti questi consumi a quota 65.281 mld. a fine anno, ovvero il 12,2% in piú rispetto al 2005. Crescono in maniera piú contenuta i consumi alimentari domestici. In prospettiva e globalmente, secondo alcune previsioni più “ottimistiche” nel 2008 avremo speso 183,4 miliardi di euro, pari al 6,4% in piú di quello che spendiamo per alimentarci in casa e fuori casa. La quota in merito raggiungerà pertanto il 36% del totale rispetto al 34% odierno.


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